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domenica 13 marzo 2016

Aspartame con inganno!


A molti di noi sarà sfuggita una piccola ma importante novità nelle etichette dei cibi. L'aspartame ha cambiato nome: ora si chiama Amino Sweet.
L’aspartame è un dolcificante artificiale utilizzato in moltissimi alimenti. La domanda che ci si potrebbe porre è: perché le grandi aziende che producono dolci non utilizzano lo zucchero? Perché il potere dolcificante dell’aspartame è centinaia di volte maggiore rispetto allo zucchero e pertanto consente ai produttori di risparmiare enormi quantità di denaro. 
Si inserisce aspartame per circa 1/200 del volume di zucchero che normalmente verrebbe utilizzato e si ottiene lo stesso effetto con il vantaggio inoltre che l’aspartame, utilizzato in quantità ridotte proprio per il suo estremo potere dolcificante, ha un valore calorico pressoché nullo rispetto alla quantità di zucchero che dovrebbe essere utilizzata per ottenere gli stessi effetti.
L’aspartame è attualmente utilizzato in oltre 6000 alimenti in tutto il mondo, incluse bevande, succhi di frutta, dolci, gomme da masticare, caffè e yogurt, oltre che nel rivestimento esterno di alcuni farmaci.
Il leader mondiale per la produzione di aspartame è la Ajinomoto, azienda giapponese presente in oltre 100 Paesi.
Sull’ultima newsletter dell’Efsa Focal Point dell’Istituto Superiore di Sanità, sono state pubblicate cinque domande sull’aspartame cui hanno risposto Alberto Mantovani e Leonello Attias, esperti del Comitato nazionale sicurezza alimentare. Ecco alcuni dei dubbi chiariti dagli esperti.

1. Che cos’è l’aspartame e dove è contenuto?
L’aspartame è un edulcorante artificiale a basso tenore calorico, con un potere dolcificante di circa 200 volte superiore rispetto a quello dello zucchero. In Europa è autorizzato l’uso, a determinati livelli, in: bevande, gomme da masticare, prodotti lattieri, di pasticceria, dietetici e per il controllo del peso, oltre ad essere impiegato come edulcorante da tavola. Nell’ultima riunione organizzata il 9 aprile dall’Efsa, esponenti dell’industria hanno precisato che l’uso di aspartame in Europa si va riducendo a favore di altri edulcoranti.

2. Quanto se ne può consumare?
Come  avviene per gli altri additivi, anche per l’aspartame esiste una dose giornaliera accettabile (Dga, espressa in mg/kg peso corporeo/giorno pari a 40 mg/kg/giorno definita diversi anni fa, prima ancora della costituzione dell’Efsa). Con un consumo entro questo valore non ci dovrebbero essere rischi per la salute, anche nei soggetti più vulnerabili.


3. Perché questo valore è stato messo in discussione?
Alcuni studi sperimentali effettuati dall’Istituto Ramazzini  dimostrerebbero un incremento di tumori nei roditori esposti ad aspartame. Nel 2009 e 2011 l’Efsa ha valutato questi studi evidenziando dei problemi metodologici per cui gli esperti non hanno ritenuto oportuno variare o mettere in discussione la Dga. Tuttavia, è emersa la necessità di una specifica attenzione nei confronti dei metaboliti dell’aspartame, in particolare la fenilalanina e il metanolo, sia per la tossicità sia per la quantità che si può accumulare nell’organismo. Queste considerazioni sono state il motivo principale per richiedere all’Efsa una nuova valutazione.

4. Quali sono i lavori recenti svolti dall’Efsa sull’aspartame?
Il Panel Efsa sugli additivi alimentari e sulle fonti di nutrienti aggiunti agli alimenti ha formulato una bozza di opinione accurata e dettagliata su cui l’Efsa ha chiesto commenti tramite una consultazione pubblica, cui ha contribuito anche il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (Cnsa). La bozza di parere ha riesaminato gli studi disponibili sull’aspartame, ha valutato alcuni recenti studi epidemiologici sugli edulcoranti, ha identificato le lacune conoscitive ancora esistenti e soprattutto ha dedicato attenzione alla formazione e alla tossicità dei metaboliti, in particolare la fenilalanina.

5. Quali le conclusioni della bozza di parere?
La bozza di parere identifica la formazione di fenilalanina come il fattore principale per valutare la sicurezza dell’aspartame. La conclusione è che la Dga di 40 mg/kg/giorno tutela i consumatori con l’eccezione delle persone con un difetto metabolico raro, la fenilchetonuria, che non debbono consumare aspartame. Il Cnsa, nel riconoscere il valore scientifico del documento, ha però suggerito maggiore attenzione verso la formazione e la tossicità dell’altro metabolita dell’aspartame, il metanolo. Inoltre, il Cnsa si è associato ai commenti relativi alla possibile riconsiderazione della Dga in senso più cautelativo, alla luce delle rimanenti incertezze scientifiche. Il Panel degli esperti si rimetterà al lavoro per un parere definitivo alla luce dei commenti ricevuti.

Occhio alle etichette!

domenica 25 ottobre 2015

Ho conosciuto un limone tossico.

Se al bar ti servono un drink con la buccia d’arancia, un thé con la buccia di limone, o i tuoi parenti hanno fatto un liquore con gli agrumi, o se sei abituato a mangiarla e metterla nei dolci sappi che rischi di inserire delle sostanze tossiche nel tuo corpo, con effetti ancora sconosciuti o non chiaramente identificati. Sempre più spesso al supermercato negli agrumi confezionati si trovano le scritte “BUCCIA NON EDIBILE” oppure “TRATTATO IN SUPERFICIE” ma sui prodotti sfusi non c’è l’obbligo per legge, quindi bisogna fare attenzione. Ecco quali sono gli additivi che vengono usati negli agrumi venduti nei supermercati e scopriamo i loro effetti e tossicità.


buccia-limoni-tossica

Mi concentro su quello che possiamo trovare negli agrumi ovvero arance, limoni, limi e mandarini. Gli agrumi, in particolare quelli di derivazione non biologica, sono comunemente trattati con additivi e sostanze, per lo piùtossiche alle alte concentrazioni, che evitano la formazione di muffe o danno ai frutti un aspetto più scintillante e lucido.
E230 (Bifenile o Difenile): usato per il trattamento antimuffa della buccia degli agrumi, e per il materiale usato per l’imballaggio degli stessi; nel contempo, permette di allungare la vita degli agrumi. Può penetrare nella polpa e  i lavoratori impiegati nel campo delle spedizioni di agrumi (per nave o per camion), esposti quindi per lunghi periodi a questo conservante, hanno presentato una certa sensibilità al difenile, lamentando reazioni allergiche, nausea, vomito, irritazioni agli occhi e alle mucose nasali. Vietato in Australia.
E231 (Ortofenilfenolo): è un disinfettante fenolico con proprietà antimicrobiche di origine sintetica. Per essere usato in Italia necessita dell’autorizzazione del Ministero della Salute non essendo stato registrato in Italia, chi non lo fa incorre in sanzioni e quindi è poco utilizzato dagli operatori italiani. In Europa invece la legge comunitaria consente di utilizzarlo come emerge dalla risposta ad un’interrogazione scritta del deputato francese Rareş-Lucian Niculescu (del PPE). I derivati fenolici e il tiabendazolo (E230, E231, E232 , E233) sono dotati di una certa tossicità, infatti sono proibiti in Australia. Vengono diffusamente utilizzati per il trattamento superficiale degli agrumi e delle banane. Questo significa che le bucce dei prodotti di importazione possono essere state trattate con questi additivi.
E232 (Ortofenilfenato di Sodio): È un conservante sintetico impiegato sempre per proteggere gli agrumi. all’attacco di funghi del genere Penicillium, spruzzandoli o immergendoli direttamente. Penetrando lentamente nella buccia, potrebbe essere ancheritrovato all’interno dei frutti stessiVietato in Australia.
E233 (Tiobendazolo): E’ un conservante sintetico fungicida, antiparassitario ed antimuffa, spruzzato sulla superficie di alcuni tipi di frutta, soprattutto su agrumi e banane, per permetterne la conservazione per tempi prolungati. A causa della suatossicità, il suo uso come additivo è stato vietato in Unione Europea, negli Stati Uniti, e in Australia e Nuova Zelanda. Ma possiamo importarlo e trovarlo nei nostri supermercati. La dose giornaliera accettabile del tiabendazolo è di 0,1-0,3 milligrammi per ogni kilogrammo di massa corporea. In alte dosi, il composto apparefortemente tossico, causando consistenti disordini al fegato e all’intestino. Nelle cavie esposte ad alte quantità di tiabendazolo sono stati inoltre rilevati disordini riproduttivi e riduzione del peso dei piccoli al momento dello svezzamento. Gli effetti collaterali sull’uomo includono nausea, vomito, perdita di appetito, diarrea, vertigini, sonnolenza, mal di testa o, più raramente, anche ronzio alle orecchie, disturbi visivi, mal di stomaco, ingiallimento delle pelle e dell’urina, febbre, affaticamento, aumento della sete e aumento o riduzione dell’urina prodotta. Lebanane “tradizionali” e non quelle biologiche, in particolare, prima di essere spedite sono trattate con il tiabendazolo.
IMAZALIL: Fungicida utilizzato per conservare più a lungo gli agrumi. Viene applicato per immersione o atomizzazione, si deposita sulla buccia porosa ed in piccole quantità penetra all’interno degli agrumi per renderli resistenti nel tempo. L’imazalil ècancerogeno ed attualmente la normativa europea è estremamente permissiva rispetto all’impiego di questo fungicida. È tossico per inalazione e irritante per gli occhi. L’ EPA ha stabilito un livello di tossicità equivalente di 6.1 x 10-2 mg/kg/day, quindi più pericoloso nei bambini per i quali ne bastano 1 mg scarso per avere effetti tossici. Gli organi bersaglio sono il sistema nervoso e il fegato. Si ferma prevalentemente sulla buccia, ma si può trovare anche nella polpa sebbene in quantità molto limitate.
E901 (Cera d’api, bianca e gialla): Agente di rivestimento, serve per dare l’effetto lucido e migliorare la conservazione degli agrumi. Può ’indurre allergie o reazioni di ipersensibilità.
E904 (Gommalacca): E’ ciò che rende lucidi gli agrumi. E’ un polimero naturale ed ha una composizione chimica simile a quella dei polimeri sintetici, ed è quindi considerata una plastica naturale. E’ ottenuto dalla secrezione di un insetto, la Kerria Lacca, che cresce nelle foreste tailandesi. Un tempo usato per produrre i dischi per il grammofono, è impiegato anche come agente lucidante di pillole e caramelle oltre che per lucidare i mobili. Può essere modellata a caldo, per cui è classificata come termoplastica. Viene dichiarata commestibile.
E’ inutile sciacquare la buccia per cercare di mandarli via perché quasi tutti sono insolubili e quindi non se ne vanno con l’acqua. Inoltre come hai letto molti penetrano anche la buccia quindi si ritrovano nella polpa. Ovviamente la questione non è tanto se mango un’arancia o un limone trattato in questo modo, ma la questione è che se mi mangio 1 chilo a settimana e quindi durante l’inverno magari 10kg, quante sostanze tossiche avrò accumulato? Le ho espulse o stanno facendo danni nel corpo? Il mio consiglio è sempre quello di scegliere prodotti locali, non trattati e biologici; e anche di fare ogni tanto un pò di pulizia con sostanze come la zeolite o la clorella. Molte di queste informazioni sono tratte dal libro Additivi e Conservanti di Doris FritzscheErich MuskatIbrahim Elmadfa.




Di Dioni aka Riccardo Lautizi – dionidream.com
http://lastella.altervista.org/le-bucce-di-arance-e-limoni-sono-potenzialmente-tossiche/

Etichette intelligenti: cambiano colore se il prodotto resta fuori dal frigo o se l’alimento è scaduto. Come funzionano e perché evitano lo spreco


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Le etichette intelligenti cambiano colore se stanno troppo fuori dal frigo

Capire immediatamente, dalla confezione, se un prodotto che deve restare lungo tutta la filiera dal confezionamento al produttore a 4°C, è stato esposto a temperature più elevate, e per quanto tempo, e se può quindi rappresentare un pericolo per la sicurezza. Questo promette di fare l’etichetta cromo-termica messa a punto dai ricercatori del Dipartimento di scienza dei materiali dell’Università Milano-Bicocca insieme con i colleghi dell’Imperial College, che hanno raccontato su Advanced Optical Materialscome sono giunti all’etichetta intelligente.

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Un esempio di etichetta cromo-termica

In sintesi, l’etichetta è una pellicola di silice porosa sulla quale viene posto un pigmento appositamente studiato e programmato in modo da essere incolore a 4°C. Il pigmento resta tale se la temperatura (per esempio di uno yogurt, di un formaggio, di una confezione di latte, di un succo di frutta) resta stabile; se invece la temperatura sale fino a 9°C per 30 minuti, il pigmento assume una colorazione azzurrina; se, infine, sale ulteriormente, per esempio a temperatura ambiente, per 3 o più ore, la colorazione diventa blu scura. Tutti i cambiamenti sono irreversibili, e questo permette, a produttori, venditori e consumatori, di avere sempre una traccia di eventuali incidenti, e di verificare sempre la storia di ogni singola confezione. «Le etichette che abbiamo sviluppato – spiega Luca Beverina, ordinario di chimica organica della Bicocca e coordinatore del progetto – sono dispositivi semplici, economici e affidabili, in grado di registrare tutta la storia termica di un pacchetto in modo facile e leggibile a occhio nudo. È una soluzione che aiuta produttori e distributori a evitare che alimenti freschi e deteriorati finiscano nello stesso frigorifero».
Le etichette intelligenti, seppur poco presenti in Italia, rappresenterebbero uno strumento efficace per la lotta allo spreco alimentare, come dimostrano soluzioni sviluppate prevalentemente per l’ambito domestico. Ad esempio il sistema che consente di conoscere da quanto è stata aperta una confezione.

In questo caso, l’etichetta funziona utilizzando una pellicola di plastica che cambia colore, attivandosi con la presenza di anidride carbonica (in sostanza quando la confezione viene aperta). Con il trascorrere del tempo il colore cambia, aiutando il consumatore a capire entro quando debba essere consumato ed evitando così che finisca tra i rifiuti. Altre ancora recentemente sviluppate consentirebbero  di individuare manomissioni della data di scadenza: etichette che modificano il proprio colore sulla base del livello di ammoniaca sviluppato dal cibo con l’invecchiamento. Superata la data di scadenza il codice a barre dell’articolo diventa illeggibile e quindi rendendo impossibile la vendita del prodotto.
etichette intelligenti tempo colore
L’imballaggio del futuro oltre a proteggere gli alimenti sembra poter essere in grado di proteggere la nostra salute. E con gli scandali alimentari di cui sentiamo parlare quasi quotidianamente non è cosa da poco.


www.ilfattoalimentare.it

venerdì 18 settembre 2015

Porca vacca! (non tutti sanno che...McDonald)


Non tutti sanno che la catena McDonald utilizza, per i propri hamburger, carne di vacca ovvero carne di mucche vecchie, di età variabile dai 4 ai 6 anni. E' un tipo di carne di bassissimo pregio e con pochissime qualità, con un prezzo talmente basso da permettere tariffe che spiegano il famoso hamburger a 1 euro.
E' una carne solitamente utilizzata per i ripieni di ravioli e tortellini industriali. Per dare un'idea più dettagliata, la carne di manzo costa circa quattro volte di più rispetto a quella di vacca.
Come certamente saprete, i bovini vengono classificati in base all'età:

Vitello: bovino macellato tra i 5 e i 7 mesi. Carne tenera. Alimentato solo con latte fin dalla nascita. La carne è poco grassa, contiene molta acqua e ha un colore rosa chiaro. 

Vitellone: bovino di età fra gli 8 e i 12 mesi. La sua carne contiene più proteine di quella del vitello. È una carne molto pregiata. 

Manza: femmina fino ai 14-16 mesi, allevata con latte. Sostanzialmente analoga al vitellone, è macellata a pesi inferiori di questo (5 quintali) in quanto con l'età tende ad avere una carne troppo infiltrata di grasso, specie se di razza da latte; per contro, ciò la rende particolarmente pregiata per cotture alla brace. Il termine è usato talvolta come sinonimo di Scottona. 

Scottona: è una femmina di età maggiore ai 16 e inferiore ai 22 mesi che non ha ancora partorito. Ha carni molto tenere e apprezzate grazie alla quantità di grasso di infiltrazione. Termini analoghi sono manza, giovenca e manzarda. 

Manzo: maschio non castrato o femmina che non ha mai partorito. Età da 1 a 4 anni. Ha carni abbastanza grasse, saporite e nutrienti, più o meno tenere in base all’età e all’alimentazione dell’animale. 

Bue: bovino castrato di oltre 4 anni e mezzo. Sta scomparendo dal mercato perché ormai inutile per il lavoro nei campi e viene macellato prima di questa età. 

Vacca: bovino femmina macellata di solito alla fine della produzione di vitelli e latte (6-8 anni di età) Danno carni magre non pregiate. È scomparsa dal mercato da anni. Viene utilizzata per la produzione industriale di preparati a base di carne.

Ora che abbiamo ripassato, facciamoci una bella cacio e pepe.

Auguri!



lunedì 31 agosto 2015

Golden milk!

Lo possiamo chiamare Golden Milk, oppure latte d'oro. Si tratta di una bevanda a base di curcuma dai numerosi benefici che viene consigliata soprattutto a chi soffre di problemi alle articolazioni e a chi cerca un antinfiammatorio naturale.
I benefici del Golden Milk sono dovuti soprattutto alla presenza della curcuma. Questa spezia orientale ormai molto nota anche nel nostro Paese contiene una sostanza benefica chiamata curcumina, sempre più oggetto di studi scientifici negli ultimi anni.
La curcuma di per sé presenta numerose proprietà benefiche. Viene consigliata come rimedio naturale per la digestione difficile, in caso di disturbi epatici, per i disturbi mestruali, per i gonfiori addominali, ma anche per dolori comuni, come il mal di testa o il mal di denti, e per stimolare la secrezione della bile.
Soprattutto in caso di dolori articolari o muscolari e di stati infiammatori, il suggerimento è di assumere il latte d'oro una volta al giorno per 40 giorni.





Ecco 10 buoni motivi per assumere il latte d'oro o Golden Milk.

1) Lenire dolori articolari e muscolari
L'assunzione del latte d'oro alla curcuma viene consigliata soprattutto per alleviare i dolori articolari o muscolari e in generale i disturbi che interessano le articolazioni. Si tratta della maggiore proprietà benefica del Golden Milk. E' un rimedio naturale ottimo per lubrificare le giunture e la colonna vertebrale.
2) Come antinfiammatorio naturale
Il latte d'oro è un antinfiammatori naturale che aiuta a prevenire problemi come artrite e ulcere gastriche.
3) Calmare tosse e raffreddore
Una tazza di Golden Milk al giorno per calmare la tosse e alleviare i sintomi del raffreddore. Il Golden Milk è considerato benefico in caso di tosse e raffreddore per via delle sue proprietà antibatteriche e antivirali.
4) Alleviare i disturbi respiratori
Il latte d'oro viene consigliato come rimedio naturale in caso di problemi respiratori legati ad infezioni batteriche o virali. Aiuta ad alleviare i sintomi delle malattie respiratorie, con particolare riferimento alla sinusite. Viene considerato utile anche per asma e bronchite.
5) Depurare il fegato
Il latte d'oro, grazie alla presenza della curcuma, è un vero e proprio rimedio naturale per depurare il fegato e purificare il sangue. Aiuta a migliorare la funzionalità epatica. Supporta l'attività del fegato e contribuisce alla depurazione del sistema linfatico.
 6) Migliorare la digestione
Il latte d'oro, grazie alla curcuma, migliora la digestione favorendo la produzione della bile a livello del fegato. Inoltre promuove la salute intestinale e aiuta a prevenire alcuni problemi dell'apparato digerente, come ulcere, colite, diarrea e indigestione.
7) Contrastare i crampi mestruali
Chi soffre di crampi mestruali può trovare beneficio nell'assunzione del latte d'oro alla curcuma. Questa bevanda funziona infatti come antispasmodico naturale in grado di ridurre i fastidi e i dolori dovuti ai crampi.
8) Regolare il metabolismo
Tra i numerosi benefici della curcuma troviamo la capacità di regolare il metabolismo e di favorire il mantenimento di un peso corporeo corretto. Per questo motivo l'assunzione del latte d'oro potrebbe essere utile a chi desidera prevenire soprappeso e obesità.
9) Abbassare il colesterolo
La ricerca scientifica ha evidenziato che utilizzare la curcuma anche come semplice condimento per gli alimenti aiuta a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue. Mantenere nella norma i livelli di colesterolo LDL aiuta a prevenire molti disturbi cardiovascolari. Il latte d'oro preparato con acqua e/o latte vegetale in sostituzione del latte vaccino non contiene colesterolo.
10) Stimolare le difese immunitarie
La curcuma, di cui il latte d'oro è ricco, contiene sostanze benefiche che aiutano a stimolare le difese immunitarie del nostro organismo. Ha proprietà antibatteriche, antivirali e antifungine.

Come prepararlo:

La sua preparazione prevede due fasi.

Nella prima fase, si prepara una sorta di pasta, per la quale serviranno: ¼ di tazza di curcuma in polvere, ½ tazza di acqua. Gli ingredienti vanno versati e mescolati in un pentolino da mettere sul fuoco. Si continua a mescolare fino a quando il composto non assume una consistenza cremosa, simile a una crema. Una volta lasciata raffreddare, la miscela va conservata in un barattolo e messa in frigo. Lì, può essere conservata per 40 giorni.

La seconda fase riguarda la realizzazione vera e propria del golden milk. Gli ingredienti che servono sono:
·        1 tazza di latte vegetale a piacere (personalmente utilizzo il latte di mandorla)
·        1/4 di cucchiaino o più di pasta di curcuma.

Mescolate e bevetene tutti!


A proposito di curcumina:

Nel XX secolo alcune ricerche identificarono nella curcumina il fattore responsabile della maggior parte delle attività biologiche della curcuma. Studi In vitro e su animali hanno suggerito che la curcumina possa avere una vasta gamma di potenziali effetti terapeutici o di prevenzione. Attualmente, questi effetti non sono stati confermati negli esseri umani. Tuttavia, a partire dal 2008, numerosi studi clinici sugli esseri umani sono stati avviati, studiando l'effetto della curcumina su varie malattie tra cui il mieloma multiplo, cancro del pancreas, sindromi mielodisplastiche, tumori del colon, psoriasi e malattia di Alzheimer.
Gli studi in vitro e sugli animali hanno suggerito che la curcumina potrebbe avere effetti antitumorali, antiossidanti, antiartritici, anti-amiloide, anti-ischemici e antinfiammatori. Gli effetti antinfiammatori potrebbero essere dovuti alla inibizione della biosintesi degli eicosanoidi Inoltre, potrebbe essere efficace nel trattamento della malaria, nella prevenzione del tumore al collo dell'utero e può interferire con la replicazione del virus HIV. Nell'HIV, sembra agire interferendo le proteine della famiglia p300-CBP. Sembra inoltre avere effetti protettivi sul fegato Dimostrato l'effetto coleretico e colecistocinetico anche se somministrata in piccole dosi (20 mg). La curcumina agisce come spazzino dei radicali liberi e da antiossidante, inibendo la perossidazione lipidica.  Uno studio del 2004 dell'UCLA-Veterans Affairs che ha coinvolto topi geneticamente alterati suggerisce che la curcumina potrebbe inibire l'accumulo di beta-amiloide distruttivo nel cervello dei pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer e anche spezzare placche esistenti connesse con la malattia.

Auguri!

Ps. Per gli incerti, ecco un tutorial https://www.youtube.com/watch?v=O-xGFJF2VYA

venerdì 14 agosto 2015

Etichette e tacchete!

L’indicazione dello stabilimento di produzione, nelle etichette dei prodotti presenti nei supermercati,  è importante perché i marchi italiani nelle mani di gruppi stranieri sono parecchi e sono destinati ad aumentare sia per “l’appeal” del “made in Italy” nel mondo, sia per la recessione economica.
Il fenomeno non è di per sé negativo, al di là dei patriottismi, nella misura in cui gli acquirenti stranieri siano in grado di mantenere e sviluppare in Italia le politiche industriali. Il vero problema è costituito dai gruppi che – con un bel marchio italiano in tasca, magari pure una sede legale in Italia –cercano e/o riescono a mandare tutti a casa e delocalizzare la produzione all’estero, continuando a vendere i prodotti con marchi italiani. In questi casi non si tratta solo di un trasloco dello stabilimento ma c’è qualcosa di più che cambia.  In buona sostanza, quando lo stabilimento trasloca il cibo perde completamente la sua identità di “Made in Italy”. Il consumatore poi non ne sa nulla, a meno che qualcuno si prenda la briga di informarlo. Le politiche industriali e fiscali di altri Stati membri hanno già attratto Ferrero e Perfetti Van Melle tra Lussemburgo e Olanda. Ma c’è dell’altro, e basta leggere le cronache degli ultimi mesi per rendersene conto.

– Nestlé, marchio Buitoni. Contorni sfuocati sul destino dello stabilimento di Sansepolcro (AR), mentre il colosso svizzero concentra in Germania gli investimenti sulla produzione di pizze surgelate con nomi che – giusto a proposito – richiamano la Toscana
– Nestlé, marchio Perugina, stabilimento di San Sisto (PG), “sottoscrizione del contratto di solidarietà avvenuta lo scorso mese di agosto.” [210 addetti, ndr].
– Unilever, marchio Algida, a Caivano “Smantellamento industriale: si apre un caso nella grande fabbrica di Caivano produttrice del famoso gelato. Parte delle produzioni già dirottate in Inghilterra e in Germania.
– Lactalis, marchi Galbani e Cademartori (oltre a vari altri, a partire da Parmalat). A febbraio 2014, chiusura dello stabilimento Galbani a Caravaggio (BG) e del reparto del confezionamento gorgonzola Cademartori d’Introbio in Valsassina (LC) .
– Deoleo, marchi Carapelli e Sasso. Chiusura dello stabilimento di Inveruno, cassa integrazione e licenziamenti a Tavernelle Val di Pesa.
– Campofrio, marchio Fiorucci, salumificio di Pomezia. Cassa integrazione per 250 lavoratori, a seguire licenziamento collettivo di 175 addetti, gennaio 2015.
– Gallina Blanca, marchio Star, stabilimento di Agrate, giugno 2013. Preoccupa il destino di una fabbrica che ha scritto la storia dell’industria alimentare italiana.


Sarà il caso o la curiosa coincidenza, ma tutte le citate operazioni di “riassetto” sono successive all’entrata in vigore del regolamento (UE) 1169/11. Che con l’efferata connivenza del governo italiano ha spazzato via l’informazione obbligatoria della sede dello stabilimento in etichetta.

Auguri!


La lista dei 20 supermercati che indicano lo stabilimento di produzione in etichetta (faccina verde) e delle 5 catene che preferiscono tenere nascosto questo particolare (faccina rossa).
  


Auchan

Carrefour
Conad

Coop
Consilia

Esselunga
Eurospin

Iper

Lidl
NaturaSì

Pam

Selex
Sigma

Simply
U2

Gruppo VéGé
(prodotti Delizie)
Gruppo C3*
Agorà Network*
 Prodotti Primia
*Insegne: Basko, Poli, Tigros, Iperal
Sisa
Picard








Billa
Crai
Despar
Dico

LD Market e MD Discount
Penny market









Fonte: http://www.ilfattoalimentare.it/supermercati-italiani-stabilimento.html