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sabato 13 giugno 2015

Un sacco di frutta

I succhi di frutta sono una tipologia ben definita di prodotto, regolamentata da un apposito D.P.R. del 1982 e da successivi Decreti Ministeriali (1992 e 1996). Occorre che il consumatore conosca precisamente il significato dei termini riportati sulle confezioni, in quanto designano classi di prodotti molto diversi.




Affinché un prodotto si possa definire con i termini “succo di frutta” deve essere costituito da frutta al 100% e può prevedere opzionalmente l’aggiunta di zucchero. Nel caso di succhi concentrati o disidratati, parte dell’acqua contenuta nel succo viene eliminata. Nel caso si aggiunga lo zucchero, la legge prevede che sia esplicitamente indicato con la menzione “zuccherato” accanto alla denominazione. La massima quantità di zucchero aggiunto consentita dalla legislazione è di 100 g per litro (200 g nei succhi di lampone, ribes e limone).
Il termine “spremuta” si applica solo agli agrumi e indica il succo di agrumi, anche in questo caso con o senza zuccheri aggiunti.
Altra tipologia simile al succo di frutta è il nettare di frutta, in cui la percentuale di frutta scende al 50%, a cui sono aggiunti zucchero e acqua. La percentuale minima di frutta utilizzata deve comparire con la dicitura “frutta XX% minimo”.
Esistono poi le bevande analcoliche alla frutta, le aranciate e limonate, in cui la percentuale di succo di frutta scende al 12%. Se risulta inferiore al 12%, si parla addirittura di bevanda al gusto di… 

Risulta chiaro che, volendo conservare l’apporto di frutta, i prodotti nutrizionalmente più interessanti sono i succhi di frutta e i nettari, mentre le bevande alla frutta o al gusto di… sono poco più che acqua zuccherata.

Nel valutare la scelta dei succhi/nettari di frutta occorre considerare due aspetti fondamentali: apporto calorico e genuinità degli ingredienti.

L’apporto calorico – Per la tipologia dei prodotti e la loro appetibilità (sono costituiti esclusivamente da zuccheri, anche quelli senza zucchero aggiunto!) è facile bere dai 200-500 ml al giorno o anche più; vista la quantità di succo o nettare che facilmente si può bere prima di fermarsi, occorre calcolare attentamente l’apporto energetico e privilegiare quelli meno calorici, che sono poi quelli senza zucchero aggiunto  e non concentrati. Si consiglia il consumo di succhi di frutta al 100% senza aggiunta di zucchero e non concentrati, penalizzando quelli con zucchero aggiunto e, conseguentemente, tutti i nettari di frutta. È da rilevare che

un succo concentrato è comunque un’inutile assunzione di calorie, poco saziante, anche se molto appetibile. Molto meglio consumare la frutta corrispondente, dove si può valutare direttamente la qualità e non si perdono preziose sostanze, in primis le fibre.

La genuinità degli ingredienti – La legislazione vieta l’aggiunta di coloranti; in questo senso i succhi, escludendo completamente una categoria di additivi, sono più sicuri delle comuni bevande al gusto di frutta o alla frutta. La quasi totalità degli additivi utilizzati sono l’acido ascorbico (E300, usato come antiossidante), l’acido citrico (E330, fino a 5 g/l, come correttore di acidità), l’acido lattico (fino a 5 g/l), i carbonati di calcio (E170) e i tartrati di potassio (E336). Tuttavia nel processo di filtraggio del succo è ammessa la possibilità di utilizzare aromi per esaltare il gusto e di anidride solforosa per stabilizzare il succo (come avviene per il vino). L’anidride solforosa non deve essere citata tra gli additivi se la sua quantità non supera i 10 mg per litro.

Per concludere: acquistare un prodotto di pessimo valore andrebbe, come sempre, a svantaggio delle buone intenzioni che vi hanno spinto a quell'acquisto, motivo per cui, piuttosto che bere un pessimo succo da concentrato, è meglio mangiarsi un sacco di frutta.

Auguri.








fonte http://www.albanesi.it

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